I cambiamenti fisiologici della gravidanza mascherano i sintomi e possono essere responsabili di un ritardo nella diagnosi.
La patologia neoplastica rappresenta raramente un’urgenza medica. Sarà pertanto opportuno rivolgersi ad un centro di riferimento, dove è possibile affidarsi all’esperienza di professionisti specializzati nella diagnosi e nella cura delle neoplasie in gravidanza.
Il primo passo è quello della diagnosi: nel sospetto di una patologia oncologica occorrerà sottoporsi ad una serie di accertamenti che permettano di stabilire l’origine del tumore e la sua estensione (stadiazione).
Le metodiche convenzionali per la diagnosi dei tumori sono:
- esami ematochimici (prelievi di sangue)
- accertamenti istologici (biopsie, ago-aspirati)
- indagini radiologiche:
*Ecografia
*Risonanza magnetica nucleare
*TC (tomografia computerizzata)
*Radiografie
- Metodiche di medicina nucleare:
*PET (Tomoscintigrafia ad emissione di positroni)
*Scintigrafia tradizionale
In gravidanza gli accertamenti istologici sono quasi sempre possibili.
Tra le indagini strumentali si prediligono ecografia e risonanza magnetica, considerate sicure in qualsiasi momento della gravidanza.
Un discorso specifico deve essere fatto per le metodiche che utilizzano i raggi X (TC e radiografie) e la medicina nucleare, per l’impiego di radiazioni ionizzanti.
Raggi X :
I raggi x sono radiazioni ionizzanti, ovvero radiazioni in grado di determinare un danno al tessuto che attraversano. Il bersaglio critico è la cellula e in particolare il DNA che può risultare danneggiato, direttamente o indirettamente, mediante la generazione di radicali liberi.
L’embrione e il feto rappresentano gli oggetti più sensibili agli effetti delle radiazioni, soprattutto nelle prime fasi della gestazione.
In base all’effetto prodotto dalla radiazione sul tipo di materiale cellulare (DNA versus non-DNA) e in base al tempo di esposizione, possono verificarsi i seguenti danni biologici: somatico, genetico e teratogeno.
Il danno somatico è quello che si verifica sull’individuo che ha ricevuto la radiazione.
Il danno genetico è quello che si verifica sulle cellule riproduttive (oociti, spermatozoi), prima che sia avvenuto il concepimento.
Il danno teratogeno è quello che si verifica sulle cellule embrionali e fetali coinvolte dall’irradiazione, a concepimento avvenuto.
Il danno prodotto dipenderà, evidentemente, dalla dose utilizzata.
La dose è la quantità di energia assorbita dalla materia, in questo caso dai tessuti, e la sua unità di misura è il Gray (Gy).
E’ stato dimostrato che un’ esposizione inferiore a 5 cGy non si associa ad anomalie fetali o ad aborto.
La maggior parte delle metodiche radiologiche utilizza energie inferiori, non rappresentando un rischio per la gravidanza.
Inoltre si suole utilizzare degli schermi per proteggere l’addome e il compartimento fetale, al fine di ridurre al minimo la tossicità di queste radiazioni.
In tabella vengono riportate le dosi fetali assorbite in indagini radiologiche comuni
Esame
|
cGy
|
Rx cranio,
torace, colonna cervicale, arti
|
<
0.0005
|
Mammografia
|
0.01
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Radiografie
addome/pelvi
|
0.2
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TC torace
|
0.01-1.3
|
TC addome
superiore
|
0.8-3
|
TC pelvi
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2.5-8.9
|
Vale sempre la regola che qualsiasi indagine radiologica deve essere attentamente valutata ed eseguita solo se clinicamente rilevante
Medicina nucleare :
Le tecniche di medicina nucleare prevedono un’iniezione endovenosa di sostanze radioattive (dette radioisotopi).
Tali sostanze sono in grado di accumularsi in diversi tessuti specifici, a seconda del tipo utilizzato, e di emettere raggi X.
Per quanto concerne le metodiche diagnostiche in campo oncologico esse sono generalmente sconsigliate (ad esempio la PET).
Un’eccezione è costituita dalle tecniche impiegate per la ricerca del linfonodo sentinella per i tumori mammari e i melanomi, considerate sicure e fattibili anche in gravidanza.